La pet-therapy (pet, ossia “animale da accarezzare, coccolare” e therapy, “prendersi cura”) entra nelle corsie degli ospedali italiani per alleviare le sofferenze dei malati e da dieci anni a questa parte si è dimostrata una terapia efficace con adulti, anziani, persone disabili e soprattutto con i bambini. Il principio della pet therapy si basa sull’utilizzo del rapporto speciale che certe persone instaurano con gli animali per favorire il processo terapeutico (psicologico, fisico e sociale). Il contatto tra animale e paziente rilassa la mente e il corpo delle persone liberandole dallo stress e dal dolore fisico, diminuisce l’ansia riducendo il battito cardiaco, la pressione sanguigna e lo stress psicologico, come la depressione, aiuta a ritrovare il buonumore, favorisce la socializzazione, migliora l’apprendimento e incoraggia la comunicazione in soggetti affetti da demenze senili, da autismo e da sindromi come la sindrome di Down.
Questa è l’idea alla base della collaborazione tra l’ospedale Fatebenefratelli e l’associazione Frida’s friends onlus, un’associazione senza scopo di lucro nata nel 2012 con l’obiettivo di diffondere la cultura e la pratica della così detta “terapia dolce”.
Così nel reparto pediatrico dell’ospedale milanese sono arrivati alcuni cani che stanno vicino ai piccoli pazienti sia nei momenti di svago che in quelli di pressione e paura come gli esami del sangue. “Abbiamo avuto riscontri molto positivi con la pet therapy- spiega il professor Luca Bernardo del Fatebenefratelli- in particolare i bambini percepiscono meno il dolore se accanto a loro hanno un cane, e questo è verificato grazie ad un’esperienza su centinaia di piccoli pazienti“. La pet therapy è ora fiore all’occhiello della Casa pediatrica del Fatebenefratelli e sarà allargata anche al Centro disagio adolescenziale e a chi subisce atti di bullismo.(fridasfriends@gmail.com)
È stato dimostrato che oltre ai benefici sociali e psicologici l’interazione uomo-animale esercita effetti positivi sulla frequenza cardiaca, pressione arteriosa, e con la produzione di endorfine si genera uno stato di naturale tranquillità e rilassatezza.
Uno dei pionieri della pet-therapy e dell’impiego degli animali in riabilitazione fu lo psichiatra infantile americano Boris Levinson che per la prima volta, nel 1960, illustrò le sue teorie sui benefici della compagnia degli animali. Levinson constatò che prendersi cura di un animale poteva calmare l’ansia, trasmettere calore e aiutare a superare stress e depressione. L’esperienza dello studioso nacque un po’ casualmente dopo aver osservato il proprio cane interagire in modo del tutto spontaneo con un piccolo paziente affetto da autismo. Egli notò che il cane aveva la capacità di ‘attivare’ nel bambino risposte e reazioni che la terapia tradizionale non era in grado di motivare. L’animale forniva al bambino la possibilità di proiettare le proprie sensazioni ed emozioni in un’occasione di scambio affettivo e di gioco.
Nella pet therapy è possibile utilizzare diversi animali tra cui cani, gatti, conigli, uccelli, cavalli (ippoterapia), asini (onoterapia), delfini (delfinoterapia) e rapaci (falconeria).
ll cane, però, è l’animale che viene più facilmente coinvolto per la terapia, probabilmente perchè è stato il primo fra gli animali con il quale l’uomo ha instaurato un legame. Inoltre i cani sono in grado di leggere il linguaggio corporeo del soggetto, come l’espressione del viso e gli atteggiamenti fisici, e di percepire, attraverso le secrezioni ormonali e i diversi stati emotivi dell’uomo come ansia, sofferenza, depressione, preoccupazione, nostalgia e tristezza. A questi stati d’animo il cane risponde con il contatto fisico, con il gioco, con le coccole, con il calore e la vicinanza. Ma da dove provengono i cani che entrano negli ospedali? Si tratta di “cani recuperati”, con alle spalle storie di abbandono, randagismo o maltrattamenti, ed è bello pensare che siano oggi in grado di recuperare a loro volta bambini con problemi psicofisici anche gravi» dice Mario Colombo, presidente di Frida’s Friends.
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