Cari Umani e Pelosi,
Oggi vi vogliamo parlare di parvovirus, una patologia che colpisce in particolare i cuccioli di cane, per fare chiarezza sull’inutile allarmismo che circola in rete.
a cura di Cinzia Boschiero
Come per tutte le patologie occorre avere un approccio scientifico e pragmatico anche sulla parvovirosi del cane, perché su Internet, tempo fa, si era scatenato un ingiustificato allarme.
Gli studi scientifici evidenziano che, all’interno delle varianti antigeniche 2a-2b-2c, esiste un alto livello di variabilità genetica, dovuto all’intrinseco alto tasso di mutazione del genoma del Parvovirus canino. Nonostante l’affinamento delle tecniche diagnostiche e gli approfonditi studi patogenetici su tali varianti, non è ancora chiaro quali siano i meccanismi e/o le condizioni per cui una di esse possa essere più patogena delle altre. Si è osservato però, che lo stesso potenziale patogeno (sintomi clinici ed esito infausto della malattia) di CPV-2a, CPV-2b, CPV-2c può aumentare in funzione sia di particolari fattori quali età, presenza di anticorpi materni, tipo di vaccino, eventi stressanti, che della risposta individuale al Parvovirus.
Le notizie circolate nel web (es. “virus mutato”, es. “agente infettivo molto aggressivo”), vanno pertanto rilette alla luce di queste considerazioni: quanto sopra detto, può far pensare infatti alla presenza di ceppi più o meno virulenti e/o a ceppi diversi, dando adito ad interpretazioni errate ed affrettate che rapidamente diventano oggetto di discussione in Internet con un danno alla corretta informazione. Ma vediamo di cosa si tratta.
Come diverse patologie il parvovirus ha una sua storia: le prime segnalazioni dell’infezione risalgono al 1978 negli Stati Uniti, in Canada, in Australia e in alcuni paesi Europei. In Italia il primo isolamento di parvovirus nel cane risale al 1980. Attualmente nel nostro Paese l’infezione è endemica. È un virus molto resistente nell’ambiente e all’azione di detergenti e disinfettanti. Il periodo di incubazione varia dai 7 ai 14 giorni circa e dopo un’ eventuale guarigione, può essere eliminato per 13-30 giorni.
Parvovirus: come si manifesta
Si tratta, a tutti gli effetti, di una malattia infettiva contagiosa sostenuta dal Parvovirus canino (CPV-2). Provoca gravi forme gastro-enteriche nei cani di età superiore alle otto settimane con mortalità fino al 60% nei cuccioli in seguito a miocardite e insufficienza cardiaca. Certe condizioni come la carica virale, la presenza di parassiti gastrointestinali, fattori genetici o appartenenza a particolari razze (rottweiler, dobermann e pitbull) predispongono gli animali allo sviluppo della malattia.
Si trasmette attraverso feci, vomito, saliva e urine di animali infetti, materiali e abiti contaminati; lo stesso pelo contaminato dell’animale eliminatore può veicolare il virus. La trasmissione naturale dei virus della parvovirosi canina si verifica tramite il contatto diretto tra animale infetto e animale sano per via oro-nasale; ciò nonostante, essendo i virus appartenenti alla famiglia Parvovirida e molto resistenti nell’ambiente, i materiali contaminati (gabbie, vestiti, lettiere, scarpe, etc.) giocano un ruolo fondamentale nella trasmissione. E’stata dimostrata anche una trasmissione per via intrauterina e/o perinatale evidenziando l’importanza della vaccinazione delle femmine gravide ai fini di una corretta profilassi. I sintomi possono essere: depressione, anoressia, vomito e diarrea anche con sangue. Se non si interviene può rapidamente insorgere disidratazione, shock e morte. La forma acuta è la più frequente ed esordisce improvvisamente con sintomi generici quali febbre (40 °C ed oltre), anoressia, abbattimento, vomito e moderata disidratazione. La diarrea si manifesta poco dopo la comparsa della sintomatologia iniziale ed è caratterizzata dall’emissione di feci di consistenza pastosa o liquida di colorito grigiastro striate di sangue o emorragiche. La diarrea porta ad indebolimento progressivo con perdita di peso e grave disidratazione che, senza un’adeguata terapia di sostegno, può sfociare in shock ipovolemico (ridotta contrattilità cardiaca). La forma miocardica si manifesta quando l’infezione del cane avviene nell’ultimo periodo di gravidanza o nei cuccioli di 3-8 settimane nati da femmine non infette e quindi senza anticorpi.
dobermann rottweiler
La buona notizia è che l’’incidenza di tale forma è tuttavia oggi rara grazie alle campagne di vaccinazione e al fatto che il virus è molto diffuso nell’ambiente garantendo così una stimolazione continua del sistema immunitario. Molto utile è il ruolo degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (I.Z.S.) con le loro 10 sedi centrali e le 90 sezioni diagnostiche periferiche, che rappresentano un importante strumento operativo di cui dispone il Servizio Sanitario Nazionale per assicurare la sorveglianza epidemiologica, la ricerca sperimentale, la formazione del personale, il supporto di laboratorio e la diagnostica nell’ambito del controllo ufficiale degli alimenti. Dalla Valle d’Aosta alla Sicilia costituiscono una struttura sanitaria integrata, unica in Europa e nel mondo, in grado di assicurare una rete di servizi per verificare la salubrità degli alimenti e dell’ambiente, per la salvaguardia della salute dell’uomo. La funzione di raccordo e coordinamento delle attività degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali è svolta dalla Direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari del Ministero della salute, che ne definisce, mediante il lavoro della Commissione Scientifica nazionale, le linee guida e le tematiche principali.
Per approfondimenti: https://www.izslt.it/wp-content/uploads/2015/07/LIMPATTO-MEDIATICO-DELLA-PARVOVIROSI-DEL-CANE-INGIUSTIFICATO-ALLARME-PER-UN-CEPPO-MUTATO-DI-CPV-2-A-ROMA-NEL-2012.pdf – https://www.izslt.it/parvovirosi/ https://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?id=760&area=sicurezzaAlimentare&menu=vuoto
Un caro saluto dai vostri Ginger e Leila
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